Guglielmo Oberdan fu impiccato a Trieste perché disertore ed accusato anche di aver progettato un attentato all’imperatore Francesco Giuseppe nel 1882. Era fuggito da Trieste a Roma già nel 1962, città nella quale maturò idee patriottiche sempre più profonde, partecipando a manifestazioni ed iniziative che ne fecero un famoso propagandista dell’irredentismo ma, morto Garibaldi e con la firma della Triplice Alleanza, la situazione si stravolse e quando Francesco Giuseppe volle organizzare una grande manifestazione di dedizione di Trieste all’Austria, Oberdan decise di tornare nella città natale, consapevole del martirio a cui rischiava di andare incontro, per compiere una attentato alla vita dell’Imperatore.
A nulla valsero le arringhe di Carducci, l’illustre poeta e scrittore da sempre amico fedele di Oberdan, e neppure l’appello che Victor Hugo fece per evitarne l’impiccagione. Oberdan morì il 20 dicembre 1882 ed esternamente al Museo del Risorgimento di Trieste, che ha sede nella piazza a lui titolata (piazza Oberdan) che abbraccia proprio la via titolata invece in onore dell’amico Carducci, si trova il Sacrario dedicato alla sua memoria.
Di quella che un tempo fu la Caserma Grande austriaca, che occupava circa l’intera superficie della piazza, il Governo italiano conservò solo questo piccolissimo luogo del martirio del patriota, dove alle pareti esterne sono affisse numerose effigi raffiguranti gli stemmi di tutti i Comuni italiani che contribuirono, con un centesimo per abitante, alla costruzione del Sacrario. Quella del Museo del Risorgimento di Trieste è una storia, straordinaria in tutti i suoi aspetti, compresi quelli architettonici, che merita un racconto a parte. Ma nessuno potrà mai affascinare tanto nella narrazione, accurata e sempre ironica, come Diego Redivo.