Antonio era vegetariano, ha su per giù 70 milioni di anni, è lungo 4 metri e alto 1 metro e 30. Vanta tre primati: è il più grande dinosauro italiano, appartiene ad una specie unica al mondo che è esistita sono in questa area alto adriatica ed infine è il più grande dinosauro al mondo in connessione anatomica (è stato ritrovato tutto intero) ed in rigor mortis. La sua morte avvenne in un istante, molto probabilmente per via di uno tsumani di fango che lo avvolse proteggendolo nei millenni da tutti quegli agenti che ne avrebbero prodotto il deterioramento.
Sul sito del ritrovamento, avvenuto nel 1994 nella ex cava del Villaggio del Pescatore, ci sono ad oggi ancora moltissimi altri reperti archeologici ma lui, l’Antonio originale, è esposto nel Civico Museo di Storia Naturale di Trieste.
L’esemplare di Tethyshadros insularis (questo il suo nome scientifico) ha una testa lunga, due zampe anteriori con tre dita ciascuna e due zampe posteriori lunghe e robuste che gli permettevano di correre veloce nell’area dove oggi vediamo quel Carso roccioso che però, ai suoi tempi, era tutta palude.
Dopo di lui, nel 1998, è stato scoperto Bruno nello stesso sito archeologico. Bruno appartiene alla stessa specie, è più grande di Antonio ma è stato ricostruito e vanta un primato avvincente che abbraccia la paleontologia e la geologia insieme: è l’unico dinosauro al mondo piegato in due da una faglia tettonica poiché un terremoto lo ha piegato su se stesso. All’interno del Museo, che è una cassaforte di meraviglie della scienza, Antonio e Bruno occupano due stanze adiacenti dove, oltre ai reperti fossili, sono esposti anche dei plastici che rappresentano quello che, secondo gli scienziati, avrebbe dovuto essere il loro aspetto originario. Ci sono inoltre gli scatti dei reperti sul sito del ritrovamento ed un video trasmesso nel televisore che racconta le diverse fasi di questa straordinaria scoperta archeologica.