Per le creme ho un debole vero e proprio. C’è una torta che ricorre spesso nei ristoranti a Trieste e nel Carso, specie quelli più semplici sul genere dell’agriturismo o dell’osmiza: la torta carsolina.
Viene chiamata “crema carsolina” ma la dicitura sta per “torta di pasta sfoglia farcita di crema al burro”. Già! non si tratta di una millefoglie qualunque ma di tre strati di pasta sfoglia farciti di crema pasticcera arricchita con burro, panna montata ed un paio di cucchiai di vino o liquore tipo marsala, che conferiscono alla crema una corposità più consistente ed un profumo quasi speziato.
È praticamente impossibile uscire a pranzo di domenica in un ristorante del Carso e non avere come opzione di dessert la “zavata”.
Zavata significa ciabatta in triestino e una fettona di torta che misura 10 centimetri per 6 è decisamente una ciabatta! Deliziosa, impolverata di abbondante zucchero a velo, per me irrinunciabile. La preparazione è semplice in realtà, basta incorporare alla crema pasticcera il burro ammorbidito, la panna montata fresca e qualche cucchiaio di vino o liquore ed amalgamare bene. Comporre poi gli strati di pasta sfoglia con la crema ottenuta, senza essere parchi nel dosaggio della crema.
Nella mia lunghissima esperienza di acquisto di Carsoline posso tranquillamente affermare che se ne possono incontrare di molto diverse fra loro. Panifici, pasticcerie, ristoranti ed osterie da queste parti conservano tutti un’unica ricetta della tradizione ma con alcune piccole varianti che determinano grandi differenze di risultato: la crema più burrosa e bianca o più profumata di Marsala e dal colore giallo intenso, la sfoglia è più o meno sempre di una consistenza decisa mentre l’unico irrinunciabile comune denominatore è l’abbondante strato di zucchero a velo.
Foto © Lucio Ulian