Storie

Il Faro della Vittoria

3 Dicembre 2022

Fu un momento molto divertente, vissuto “a telecamere accese”, la lettura di alcune righe di una poesia dialettale.
Fu in una caldissima giornata di giugno che, raccontando un rione della città di Trieste, quello di Barcola, in compagnia di un anziano socio della società velica di Barcola e Grignano, io e l’anziano signore, ci dividemmo le strofe. In realtà lo avevo preso alla sprovvista, iniziai io ma subito dopo gli passai i fogli del testo. Trattandosi di dialetto triestino io certo non ero la persona più indicata per pronunciare quelle parole che descrivevano il Faro della Vittoria.
Le parole incise sulla grande piastra in pietra di Orsera, posta alla base del monumento per ricordare tutti i marinai ed in generale tutti i caduti della Prima Guerra Mondiale, vengono attribuite a D’Annunzio. Il faro oltre ad espletare la sua funzione propria, è anche un monumento nazionale ed un simbolo della città, uno degli elementi più prestigiosi che è possibile scorgere da molte finestre da queste parti, per chi ha la fortuna di vivere in una casa con vista. Lo scorge il visitatore che arriva a Trieste, così come il navigante che giunge dal mare.

Fu progettato dall’Architetto Arduino Berlam con il duplice scopo di celebrare il passaggio della città di Trieste al Regno d’Italia e di commemorare i caduti in mare nel corso del primo conflitto mondiale. Ogni elemento che lo compone infatti è stato pensato per avere un forte valore simbolico. Pesa complessivamente 8.000 tonnellate, è alto 67.85 metri e si erge 128.85 metri dal livello del mare. Le foto più belle mai scattate nel giorno della Barcolana includono il Faro perché mettono insieme il mare, le vele ed un monumento nazionale.

Foto © Lucio Ulian

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