Storie

Le cose degli esuli

18 Dicembre 2022

Mi raccontarono la storia degli esuli  in un pomeriggio di ottobre di qualche anno fa. L’argomento rientrava fra quelli che ben raccontavano la storia del Porto Vecchio di Trieste, non solo perché il museo che raccoglie tutte le masserizie ha sede oggi nel Magazzino 26 del Porto Vecchio appunto, ma soprattutto perché è la storia di gente che giunse a Trieste anche con le navi, caricandole con gli arredi domestici e gli strumenti di lavoro che riuscirono a portare in poco tempo, quando furono costretti ad abbandonare le loro case. E tutte queste masserizie vennero ammassate in un magazzino del porto quando già non era più in attività secondo le funzioni per le quali venne costruito, ma era bensì già diventato il “vecchio” porto della città.

Le cose che gli esuli istriani, fiumani e dalmati portarono via con se, raccontano la storia di una tragedia e trasmettono quell’emozione forte che pervade alla loro vista perché fotografano la quotidianità di una società che ebbe un’improvvisa interruzione in un preciso momento storico. Fu dopo la fine della Seconda Guerra mondiale che avvenne l’esodo massiccio.

Questi oggetti ci permettono, non solo di risalire ad informazioni etnografiche, recuperando quindi le tradizioni istriana, fiumana e dalmata, ma anche di cogliere quel tentativo sempre esercitato ma mai riuscito, di tornare a riunirsi e di conservare una propria identità.

Lunghe file di mobili riportano etichette con nomi e numeri che ne attribuiscono l’appartenenza a delle persone delle quali tuttavia non abbiamo i volti. Poi ci sono foto storiche di persone delle quali però, non abbiamo un nome. E’ l’enorme patrimonio preservato dall’IRCI, l’ Istituto Regionale per la Cultura istriana, fiumana e dalmata che ha sede in via Torino, proprio dove questa storia mi venne raccontata.

Foto © Lucio Ulian

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